sdfsdfsd
Giovedì 5 Dicembre 2024
Vai al Contenuto Raggiungi il piè di pagina
sdfsdfsd
In provincia di Salerno nel 2021 le entrate previste sono state 80.280 e circa 6 imprese su 10 (il 59% delle imprese con dipendenti dell’industria e dei servizi) hanno programmato di assumere, percentuale che ritorna ai valori pre-pandemia (il 56% delle imprese nel 2019), dopo una significativa flessione avutasi nel 2020, in cui i valori erano pari al 47%.
Cresce la domanda delle imprese di figure nella fascia giovanile ed è aumentata anche la difficoltà di reperimento per quasi tutti i profili professionali.
In particolar modo fra le opportunità di lavoro delle professioni tecniche (7.860 entrate previste in v.a.) la percentuale di difficoltà di reperimento è pari al 40,3%.
I driver della ripresa si confermano sia le competenze digitali (il 67,4% delle imprese ha investito nei vari ambiti della trasformazione digitale) sia la transizione verso prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico/minor impatto ambientale (il 24,4% delle imprese vi ha investito nel 2021).
Nel complesso nella provincia di Salerno:
- le entrate previste nel 2021 sono state 80.280 e si sono concentrate nella classe dimensionale “1-49 dipendenti”;
- per una quota pari al 25% hanno interessato il segmento giovanile, ovvero giovani con meno di 30 anni;
- il 67,8% delle entrate è un contratto a tempo determinato;
- le tre principali aree funzionali di inserimento sono state “la produzione beni, erogazione servizio” con il 48,8%, l’area “commerciali e vendite” con il 20,2% e “la logistica” con il 14,6%.
I dati presentati derivano dall’indagine Excelsior realizzata da Unioncamere in accordo con l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) preso le imprese del settore privato di industria e servizi.
Per saperne di più consulta il bollettino e le tavole statistiche.
Resta costante il numero delle nuove iscrizioni mentre rallentano le chiusure di attività.
In provincia di Salerno il bilancio del 2021 fra le imprese nate (6.070) e quelle che hanno cessato l’attività (4.238) si è chiuso con un saldo attivo di 1.832 unità, portando la consistenza del sistema imprenditoriale salernitano a fine dicembre a 121.067 imprese registrate.
In percentuale, l'incremento annuale è dell’1,53%, oltre il doppio di quanto registrato nel 2020 (+0,71%).
Il saldo imprenditoriale del 2021 in provincia di Salerno risulta complessivamente più ampio di quanto registrato nell’anno precedente (il saldo 2020 fu di 850 imprese in più). Tale risultato è effetto sia dell’incremento nelle nuove imprese iscritte (oltre 6.000 iscrizioni nel 2021 a fronte di 5.786 nel 2020), ma soprattutto del rallentamento nelle chiusure di attività: quasi 700 cancellazioni in meno rispetto a quanto rilevato lo scorso anno.
Questo, in sintesi, è quanto emerge dalle elaborazioni dei dati Infocamere effettuate dall’Osservatorio Economico provinciale della Camera di Commercio di Salerno.
Per saperne di più circa l'andamento per forma giuridica, i settori economici e i confronti con altre realtà territoriali, consulta lo studio allegato.
In provincia di Salerno nel mese di febbraio sono programmate circa 5.110 entrate di cui 1.431 giovani; nella regione Campania 25.100, nell’area del Sud e Isole saranno 82.200 e in Italia complessivamente 318.000.
Le entrate programmate, in diminuzione rispetto a inizio anno (-670 unità), risultano in marcato aumento rispetto a febbraio 2021 (+1.480 unità), in linea con i dati nazionali. Anche la variazione febbraio-aprile 2022/febbraio-aprile 2021 evidenzia un saldo positivo (+5.520 entrate).
A trainare la domanda sono i Servizi di alloggio e ristorazione ed i Servizi turistici. Sale la domanda delle imprese rivolta ai giovani, il 28% degli ingressi rispetto a gennaio 2022 che era pari al 25%. I contratti a termine, 75% del totale, risultano la forma maggiormente proposta.
Nel complesso nel mese di febbraio:
- le entrate previste si concentreranno per il 71% nel settore dei servizi e per il 78% nelle imprese con meno di 50 dipendenti;
- nel 25% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 75% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita);
- il 18% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota inferiore alla media nazionale (23%);
- in 32 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati;
- per una quota pari al 28% interesseranno giovani con meno di 30 anni;
- il 15% delle entrate previste sarà destinato a personale laureato;
- le tre figure professionali più richieste concentreranno il 35% delle entrate complessive previste.
E’ la sintesi di quanto emerge dall’analisi del sistema informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere e ANPAL, che offre un monitoraggio delle previsioni occupazionali delle imprese private dell’industria e dei servizi.
Rallenta la domanda di lavoro rispetto a gennaio ma resta positivo il confronto con l’anno scorso
Roma, 21 febbraio 2022 – Sono 318mila le entrate programmate dalle imprese nel mese di febbraio, in diminuzione di circa 140mila unità rispetto ad inizio d’anno ma, grazie alla riapertura di tutte le attività economiche, in marcato aumento rispetto a febbraio 2021 (+102mila unità; +47,0%) quando erano in vigore più ampie restrizioni per il contenimento della pandemia e la campagna vaccinale era ancora agli esordi. Lo scenario evidenziato dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal[1], mostra che a frenare la domanda di lavoro sono le prospettive meno incoraggianti legate ai rialzi dei costi energetici e alle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, nonché la persistente difficoltà a reperire manodopera. Le maggiori incertezze si riflettono su tutti i comparti del manifatturiero con una flessione pari a -29,5% su base mensile, pur conservando una tendenza positiva rispetto a un anno fa (+27,4%). Negativa anche la congiuntura per le costruzioni (-20,7%) che mantiene comunque una tendenza positiva (+16,7%) rispetto a febbraio 2021. Ancora più accentuata la diminuzione dei contratti programmati dai servizi (-32,5% su base mensile ma +33,8% su base annuale) e in particolare dal commercio (-43,7% su gennaio ma +37,6% rispetto allo scorso anno) sul quale si riflette la maggiore cautela nei consumi delle famiglie per i rincari dei prezzi, a cominciare da quelli energetici.
Il presidente di Unioncamere e della Camera di Commercio di Salerno Andrea Prete intervistato dal direttore di OttoChannel TV. Molti i temi trattati: la ripresa economica, la sburocratizzazione, la transizione ecologica e le prospettive occupazionali dei giovani ma anche i piani di sviluppo del sistema aeroportuale della Campania e le misure della Regione a sostegno di imprese, professionisti e distretti per il commercio.
Qui puoi seguire l'intervista https://www.ottochannel.tv/ondemand/11/4017/sviluppo-il-presidente-prete-nuove-sfide-per-le-imprese.shtml?fbclid=IwAR19DD4mOwSoRIHpWT0ihlXduJXG2JokJkMSDEsydFzZa5oOQgV2CB5JA8I
Roma, 7 febbraio 2022 – In aumento del +42% la spesa per le micro e piccole imprese su energia elettrica e gas naturalenel primo trimestre 2022, rispetto allo scorso trimestre. A rivelarlo è il monitoraggio periodico dei costi dei servizi pubblici locali sostenuti dalle imprese operato da Unioncamere e BMTI con il supporto di REF Ricerche. I forti rialzi, che alcuni profili tipo in regime di tutela dovranno sostenere (ad esempio negozio di ortofrutta, bar, parrucchiere), dipendono dall’ incremento dei costi della componente vendita, complice l’aumento delle quotazioni della materia prima.
L’incremento del costo a carico delle imprese si inserisce in un percorso di forte recupero iniziato alla fine della primavera dello scorso anno e che aveva già visto adeguamenti importanti, con variazioni a due cifre, anche nel terzo e quarto trimestre del 2021. Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, la spesa per la fornitura di energia elettrica nei primi tre mesi del 2022 risulta cresciuta in media del +70% mentre le forniture di gas naturale sono aumentate del +105%.
La spesa unitaria media si assesterà dunque sui 476 euro al MWh per l’energia elettrica e 1,36 euro al mc per il gas naturale nel primo trimestre 2022. Nello specifico, tra i differenti profili tipo di impresa analizzati, per quanto riguarda l’energia elettrica gli aumenti oscillano tra il +48% per l’ortofrutta e il +93% per il negozio di beni non alimentari rispetto al I trimestre 2021, mentre per la spesa di gas naturale gli aumenti vanno dal +101% per l’ortofrutta al +109% per il ristorante.
A pesare sugli aumenti, in particolare, è il forte rincaro delle quotazioni internazionali del gas naturale, a causa degli squilibri nel mercato tra l’aumento della domanda mondiale di gas e le rigidità dell'offerta. Seppur in calo rispetto ai picchi di dicembre, le quotazioni del gas naturale al TTF, il mercato olandese di riferimento per l’Europa, si sono attestate a fine gennaio sugli 85 €/Mwh, di fatto quadruplicate rispetto ad un anno fa.
Va ricordato che, con riferimento all’energia elettrica, nel primo trimestre, l'Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) ha confermato per le micro e piccole imprese in bassa tensione (sotto i 16,5 kw di potenza) l’annullamento, già previsto nello scorso trimestre, delle componenti degli oneri generali a sostegno di energie rinnovabili e cogenerazione e di incentivazione della produzione ascrivibile a rifiuti non biodegradabili, messa in sicurezza del nucleare e misure di compensazione territoriale, al fine di mitigare l’aumento pronunciato della bolletta per le piccole imprese in bassa tensione, mentre per il gas naturale è stato confermato il ridimensionamento degli oneri generali e l’IVA ridotta al 5%, a seguito degli stanziamenti governativi in attuazione della Legge di Bilancio 2022.
Ma il match domanda-offerta di lavoro è sempre più difficile
Trasformazione digitale e costruzioni hanno trainato la ripresa occupazionale
Roma, 31 gennaio 2022 – Nel 2021, 6 imprese su 10 dell’industria e dei servizi hanno programmato assunzioni (a fronte del 58,8% del 2019); 4,6 milioni le entrate previste (+0,5% rispetto a prima della pandemia); crescono in tutti i settori e sono sempre di più difficile reperimento le ricerche di personale specializzato, mentre diminuiscono le richieste per le professioni impiegatizie e la domanda di diplomati e qualificati; la difficoltà di reperimento è in aumento per quasi tutti i profili professionali. E’ lo scenario delineato dal Bollettino annuale 2021 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal[1], che mostra chiaramente come i driver principali delle trasformazioni in atto siano le competenze digitali (il 71% delle imprese ha investito in trasformazione digitale nel 2021) e la transizione verso un’economia più sostenibile (il 53% investe in competenze green).
“La ripresa dell’economia – commenta il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete - porta con se’ una ripresa anche per l’occupazione. Ma permane il gap tra domanda e offerta di lavoro che ha diverse ragioni. Per i profili più qualificati c’è indubbiamente una carenza numerica ed è fondamentale per questo lavorare sull’orientamento all’interno dei percorsi scolastici. Per i profili meno qualificati, invece, un tema chiave è quello dell’esperienza e occorre insistere sulla utilità per i giovani di avere, già dalla scuola, un primo contatto con il mondo del lavoro e di sperimentare sul campo le proprie inclinazioni e abilità”.
Unioncamere, in collaborazione con l’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) sta realizzando, insieme alla Camera di Commercio di Salerno, il progetto Excelsior, già sviluppato con successo negli anni passati e che prosegue per l'anno 2022, con l'indagine finalizzata a rilevare i fabbisogni occupazionali e professionali delle imprese.
Nell’ambito di questo progetto, stiamo effettuando l’aggiornamento sulle previsioni di assunzione relative al trimestre marzo/maggio 2022 attraverso un questionario indirizzato ad un campione di imprese con dipendenti, distribuiti su tutto il territorio nazionale e selezionati casualmente dagli archivi delle Camere di Commercio.
Lunedì 31 gennaio 2022 è stata avviata la spedizione alle imprese selezionate, sulla propria casella PEC, della comunicazione contenente il link per la compilazione del questionario on line.
La rilevazione in oggetto fa parte delle indagini con obbligo di risposta previste dal Programma Statistico Nazionale e la scadenza per la compilazione è stata prorogata al 14 febbraio 2022.
Qui trovi maggiori info sul progetto Excelsior e i risultati delle indagini pregresse https://www.sa.camcom.it/informazione-economica
La domanda di competenze legate alla ecosostenibilità risulta maggiore per le entrate per le quali si ricercano livelli di istruzione più elevati.
Le competenze green vengono richieste all’84% dei laureati (+0,9 punti percentuali rispetto al 2019), all’83,5% di chi è in possesso di un diploma di istruzione tecnica superiore, mentre la quota per chi non si ritiene necessaria alcuna formazione specifica oltre la scuola dell’obbligo è scesa al 78,2% nel 2020 (-1 p.p.).
Anche per chi detiene una qualifica e/o un diploma professionale o un titolo di studio di livello secondario l’attitudine al risparmio energetico e sensibilità ambientale è un requisito importante per svolgere l’attività in azienda, richiesto rispettivamente al 78,6% e al 78,4% delle entrate del livello di istruzione.
Focalizzando l’attenzione sul grado di importanza elevato della green skill, si osserva per l’istruzione tecnica superiore l’incidenza più alta della domanda di personale con questa preparazione, pari al 45,7% dei contratti attivati a cui è richiesto l’ITS.
Qui trovi il rapporto completo https://www.sa.camcom.it/sites/default/files/contenuto_redazione/notizie/file/post_4_le_competenze_green_e_titoli_di_studio.doc
Ma non siamo ancora ai valori pre-pandemia
Roma, 21 gennaio 2022 – Il miglioramento delle prospettive dell’economia viene confermato dai dati sulla creazione di nuove imprese ma non siamo ancora tornati ai valori precedenti alla pandemia. E’ quanto emerge dal Registro delle Imprese delle Camere di commercio, l’anagrafe ufficiale delle imprese italiane. Secondo Movimprese - l’analisi statistica realizzata da Unioncamere e InfoCamere - il 2021 si è chiuso con un ritrovato slancio delle attività imprenditoriali che, tra gennaio e dicembre, hanno fatto registrare 332.596 nuove iscrizioni (il 14% in più rispetto all’anno precedente).
Dopo la frenata imposta nel 2020 dal lockdown e dalla fase acuta dell’emergenza Covid, il rimbalzo della natalità non ha però coinciso con un pieno recupero del dato pre-pandemia, mantenendo un gap di circa 20mila aperture in meno rispetto al 2019 e di circa 50mila in meno rispetto alla media del decennio ante-Covid.
“I risultati dell’analisi – sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete - mostrano che l’andamento delle iscrizioni è certamente correlato alle prospettive dell’economia ma anche determinato da andamenti settoriali diversificati e dalle politiche di aiuti pubblici. Appare poi incoraggiante il significativo contributo dato dalle regioni del Mezzogiorno alla crescita del tessuto produttivo”.
Alla ripresa delle iscrizioni non ha fatto eco il ritorno a un fisiologico flusso di cancellazioni dai registri camerali. Come rilevato da Movimprese fin dall’inizio della pandemia, anche nel 2021 le sospensioni o le restrizioni all’esercizio di diverse tipologie di attività economiche determinano un effetto “surplace” nelle chiusure di aziende. Le 246mila cessazioni di attività rilevate tra gennaio e dicembre dello scorso anno costituiscono il valore più basso degli ultimi quindici anni, persino più contenuto di quello già record registrato nel 2020.
Il saldo annuale è quindi positivo e pari a +86.587 unità, ancora influenzato dagli effetti della congiuntura sanitaria. In particolare, la perdurante tendenza alla contrazione del flusso delle cancellazioni suggerisce molta cautela nella valutazione degli scenari di medio termine dell’evoluzione della struttura imprenditoriale del Paese.
Il Mezzogiorno è l’area del Paese che registra nel 2021 il maggior numero di iscrizioni: quasi 109mila le nuove imprese nate lo scorso anno, a fronte di circa 72mila cessazioni. Il risultato mostra un saldo positivo di poco meno di 37mila unità, che per un terzo si deve al risultato della Campania (+12.732). Il Nord Ovest segna un incremento dello stock di imprese di oltre 20mila unità, grazie a 91mila iscrizioni e 70mila cancellazioni. A spiccare in quest’area è la Lombardia con 14mila imprese in più in un anno. A seguire il Centro, con un saldo complessivo di poco meno di 20mila imprese dovuto a 72mila iscrizioni e 52mila cessazioni. Il Lazio traina la cresciuta di imprese tra le regioni centrali, con 14mila imprese in più. Il Nord Est, infine, registra il minor incremento dello stock di imprese (oltre 9mila unità), differenza tra 60mila iscrizioni e 51mila cessazioni. Veneto ed Emilia Romagna le regioni con i saldi più elevati.