sdfsdfsd
Mercoledì 4 Dicembre 2024
Vai al Contenuto Raggiungi il piè di pagina
sdfsdfsd
Rallenta la nascita di nuove imprese (-6%) e aumentano le chiusure (+7,5%)
Sembra essersi assorbito, a distanza di due anni, lo shock impresso dalla #pandemia sulla natalità e mortalità delle #imprese. Dopo il brusco stop del 2020 (quando il saldo si fermò a solo + 19mila imprese) e il rimbalzo del 2021 (+87mila), con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure torna su valori medi degli ultimi 15 anni, attestandosi a 48mila attività in più tra gennaio e dicembre. A questo saldo corrisponde una crescita dello 0,8% che, al netto del +1,42% del 2021, rappresenta il dato migliore dell’ultimo decennio. Il contributo più rilevante al risultato annuale è venuto dal settore delle #costruzioni, cui si deve oltre il 40% del saldo nazionale.
Spostando l’attenzione dal saldo ai flussi che lo hanno determinato (aperture di #nuoveimprese e chiusure di imprese esistenti), il rientro delle “tensioni” sulla demografia d’impresa è avvenuto con un arretramento delle nascite (diminuite del 6% rispetto al 2021) e un’accentuazione delle cessazioni (+7,5%), con valori assoluti (313mila nuove aperture e 265mila chiusure) in entrambe i casi tra i più contenuti degli ultimi quindici anni.
Queste le principali evidenze sull’andamento della demografia delle imprese nel 2022 che emergono dai dati #Movimprese, elaborati da #Unioncamere e InfoCamere sulla base del #registroimprese delle #cameredicommercio.
“Dopo il rimbalzo, anche in termini di crescita imprenditoriale, registrato nel 2021, il saldo tra iscrizioni e cessazioni del 2022 è il miglior risultato in valori assoluti e in termini percentuali dal 2011” - sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “Un terzo del saldo del 2022 si deve alle imprese del Mezzogiorno, aumentate di oltre 17mila unità soprattutto grazie alla spinta delle costruzioni (che proprio al Sud segnano il tasso di crescita più elevato, +2,61%), e alla ripresa del #turismo (+1,76% a fronte di un dato medio del +0,85%)”.
Ma quasi uno su due è introvabile
I titoli di studio più ricercati: economisti tra i laureati, indirizzo amministrativo per i diplomi e ristorazione tra le qualifiche
Roma, 20 gennaio 2023 – Continua a crescere nel 2022 la domanda di personale laureato da parte delle imprese ma quasi in un caso su due la ricerca risulta particolarmente difficile. Come mostra il Bollettino annuale 2022 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, lo scorso anno la domanda di laureati ha superato le 780mila unità, arrivando a rappresentare il 15,1% del totale dei contratti che le imprese intendevano stipulare, in aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al 2021. Il 47% di questi profili, però, risulta difficile da trovare, richiedendo alle imprese una ricerca che può impegnare anche 4-5 mesi. La difficoltà di trovare laureati da parte delle imprese è persino superiore al già elevato dato medio riferito a tutte le entrate programmate. Infatti, a fronte di una crescita significativa delle entrate previste nel 2022 (5,2 milioni, in aumento dell’11,6% rispetto al 2021 e del 12,2% rispetto all’anno prima della pandemia), il mismatch ha superato la quota del 40% delle entrate complessive, oltre 8 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno e 14 punti percentuali in più rispetto al 2019.
In termini assoluti, questo si traduce in quasi due milioni di assunzioni nel 2022 per le quali le imprese hanno riscontrato difficoltà, circa 600mila in più rispetto all’anno scorso, ma quasi il doppio (1milione) di quanto evidenziato prima della pandemia.
“Il mancato incontro tra domanda e offerta è una delle grandi strozzature del mercato del lavoro italiano”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Anche per questo abbiamo lanciato nei mesi scorsi la piattaforma excelsiorienta, con l’obiettivo di aiutare gli studenti a conoscere ed orientarsi meglio nel mondo del lavoro, in modo da scegliere il percorso di studi più adeguato alle proprie attitudini e alle esigenze delle imprese”.
La domanda dei titoli di studio
Lo “zoccolo duro” dell’occupazione nel settore privato è rimasto comunque quello dei diplomati: 1,5 milioni quelli ricercati durante lo scorso anno, il 29,7%, in calo di quasi 2 punti percentuali rispetto al 2021, quando la loro richiesta ha raggiunto il 32,5%. In questo caso, la difficoltà di reperimento si attesta al 40%. In leggera flessione la ricerca da parte delle imprese di diplomati Its, che nel 2022 ha sfiorato comunque le 52mila unità (1%), con una difficoltà di reperimento che supera la metà delle entrate: 56%.
Un ragionamento specifico riguarda la domanda di qualifiche professionali e di profili per i quali non è richiesto alcun titolo di studio. Sono infatti numerosi i casi in cui le imprese hanno dichiarato di ricercare profili che abbiano frequentato la sola scuola dell’obbligo, in quanto non riuscivano a trovare la qualifica professionale specifica e con un bagaglio di esperienze adeguato. Per questa ragione, Excelsior distingue la domanda “esplicita” di qualifiche professionali (nel 2022 pari a oltre 1 milione di ingressi, il 19,4% del totale, con una difficoltà di reperimento pari al 48%) dalla domanda potenziale. Quest’ultima sfiora il milione e 900mila unità, arriva a rappresentare il 36% delle entrate programmate e registra il 43% di difficoltà di reperimento.
Analogamente, è pari al 36% la quota delle entrate esplicite programmate senza l’indicazione di un titolo di studio, ma scende al 19% nel caso in cui si consideri la domanda “potenziale” relativa alle qualifiche professionali.
Tra i titoli di studio i più difficili da reperire sono stati nel 2022 i laureati in indirizzo sanitario paramedico (con una difficoltà di reperimento del 65%), i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (61%) e quelli in scienze matematiche, fisiche e informatiche (60%), i diplomati in elettronica ed elettrotecnica (60%) e quelli in meccanica, meccatronica ed energia (56%), i qualificati con indirizzo elettrico (57%).
I titoli di studio più richiesti
Nel 2022, l’indirizzo economico si attesta saldamente in cima alla classifica tra le lauree maggiormente ricercate dalle imprese: quasi 207mila le entrate previste lo scorso anno. Al secondo posto l’indirizzo insegnamento e formazione con 116mila ingressi previsti quindi l’indirizzo sanitario e paramedico (oltre 76mila), l’indirizzo di ingegneria civile ed architettura (57mila) e l’indirizzo di scienze matematiche, fisiche e informatiche (54mila).
Tra i diplomi, spicca quello con indirizzo amministrativo, finanza e marketing (quasi 440mila), quello in turismo, enogastronomia e ospitalità (226mila) e quello in meccanica, meccatronica, ed energia (153mila). A seguire, l’indirizzo socio-sanitario (125mila) e trasporti e logistica (108mila).
Tra le qualifiche professionali, infine, ai primi posti per numero di entrate programmate nel 2022 si attesta l’indirizzo ristorazione (256mila), l’indirizzo meccanico (164mila), quello edile (77mila), quello in trasformazione agroalimentare (70mila) e quello relativo ai servizi di vendita (58mila).
Poco più della metà già finanziate,
in gran parte dal PNRR e da risorse pubbliche
Alta velocità Salerno-Reggio Calabria e Napoli-Bari, la Gronda di Genova, la ferrovia Adriatica tra le opere prioritarie
Roma, 18 gennaio 2023 – L’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria e Napoli-Bari, la linea ferroviaria Adriatica, il nuovo collegamento tra Catania e Palermo, la Gronda di Genova, l’ammodernamento della Statale jonica. Sono alcune delle priorità più onerose, ritenute necessarie dalle imprese per assicurare un adeguato sviluppo infrastrutturale del Paese. Nel complesso, le priorità infrastrutturali di livello 1 sono 247. Il loro valore è di oltre 200 miliardi di euro, il 52% dei quali, per complessivi 104,5 miliardi di euro, già finanziati con risorse previste dal PNRR, dai fondi comunitari e da investimenti privati. Alcuni interventi sono affidati ai Commissari straordinari di Governo che, sul modello del Ponte di Genova, dovranno seguirne la realizzazione e velocizzarne l’iter. Questi alcuni degli elementi di sintesi dell’articolato e corposo lavoro svolto nell’arco di 15 mesi da Uniontrasporti che, con il concorso delle Camere di commercio e di Unioncamere, ha realizzato 19 Libri Bianchi regionali che descrivono i contesti territoriali, i punti di forza e di debolezza delle infrastrutture a livello locale, le esigenze e le priorità del sistema produttivo.
Il quadro di sintesi viene presentato e discusso oggi e domani, nel corso di un evento organizzato con Unioncamere a Roma.
“Il 90% del traffico di passeggeri in Italia avviene su strada mentre sulle ferrovie viaggia solo il 6% dei passeggeri, una quota inferiore a quella europea (7,9%)”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “La conseguenza, come evidenzia il PNRR, è che il settore del trasporto risulta tra quelli maggiormente responsabili delle emissioni climalteranti, con un contributo pari al 23,3% delle emissioni totali di gas serra”.
“Il sistema delle Camere di commercio – aggiunge - vuole rafforzare il suo ruolo di protagonista del confronto, fornendo un contributo per una nuova strategia nazionale per lo sviluppo di infrastrutture moderne, sostenibili e sicure e di una logistica efficiente e competitiva. Un contributo che potrà favorire e supportare la realizzazione delle numerose azioni, degli importanti investimenti e delle auspicate riforme previste nel PNRR. Per questo, nel 2023 elaboreremo e diffondereno un Libro Bianco nazionale sulle infrastrutture”.
Complessivamente, gli interventi segnalati dai territori sono 516. Di questi, 247 sono identificati come «priorità livello 1». Delle 247 priorità, 50 sono inserite nel PNRR con un investimento complessivo di 85,5 miliardi di euro e 45 risultano tra quelle affidate a un Commissario straordinario di Governo.
Dei 247 interventi prioritari, il 39% riguarda le regioni del Mezzogiorno, il 21% quelle del Nord Est, il 21% quelle del Centro e il 19% quelle del Nord Ovest.
Il sistema viario è il più coinvolto: il 44% delle priorità interessa questa via di transito, il 33% riguarda invece il sistema ferroviario, il 6% quello portuale, il 6% quello interportuale e il 5% quello aeroportuale. Il restante 6% è relativo al sistema idroviario, ciclabile e alla governance.
Gli interventi relativi al sistema viario e ferroviario assorbono oltre il 90% del valore economico complessivo, mentre i nodi (porti, interporti e aeroporti) si fermano a 11,5 miliardi di euro (5%).
Il valore degli interventi prioritari per rilanciare il Mezzogiorno supera i 90 miliardi di euro, di cui 57 dedicati al sistema ferroviario.
I primi 10 interventi più onerosi assorbono il 40% del valore totale di oltre 200 miliardi di euro. Le opere più costose sono l’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria, il completamento e la messa in sicurezza della A2 Autostrada del Mediterraneo, l’ammodernamento della Statale Jonica, tutti interventi particolarmente sollecitati dalle imprese calabresi; la linea ferroviaria Adriatica, indicata dalle imprese marchigiane; il potenziamento infrastrutturale e il raddoppio della linea Pescara-Roma, segnalata dagli imprenditori abruzzesi; la realizzazione dell’Alta Velocità/Alta capacità Napoli-Bari, indicata dalle imprese campane; il nuovo collegamento AV/AC Palermo Catania e il completamento del raddoppio della linea ferroviaria Palermo-Messina, particolarmente cari alle attività siciliane; la Gronda di Genova e la realizzazione della bretella Carcare-Predosa, alle quali sono molto interessate le imprese liguri.
La mappa delle infrastrutture in Italia
L’analisi realizzata nei 19 Libri Bianchi regionali scatta una fotografia dello stato delle infrastrutture italiane e delle aree di forza e di debolezza dei nostri territori.
Guardando alla rete stradale, le performance migliori sono quelle del Nord Ovest e Nord Est e dell’area costiera che va da Roma a Salerno. Nelle prime 10 posizioni della classifica figurano i territori che presentano un’elevata consistenza di rete stradale e soprattutto di categoria autostradale. Ai primi posti, quindi, Milano, Roma, Napoli, Verona e Bologna.
Anche per il sistema ferroviario le prime 10 posizioni della classifica premiano soprattutto le aree settentrionali, Nord Ovest e Nord Est, e i territori che presentano un’elevata consistenza di rete ferroviaria elettrificata. Le province meno performanti sono quasi tutte caratterizzate dalla totale assenza o la scarsa significatività di servizi ferroviari di elevata qualità a cui, in alcuni casi, si associa anche un livello modesto di infrastrutturazione (è il caso ad esempio della Sardegna, in cui l’intera regione è sprovvista di rete elettrificata, ma anche di territori come Aosta, Biella, Belluno, Crotone, Ragusa e Trapani).
Per quanto riguarda i porti, solamente 12 territori su 105 presentano un livello di infrastrutturazione elevato: Livorno, Genova, Trieste, Napoli, La Spezia, Messina, Massa Carrara, Savona, Salerno, Pisa, Lucca e Gorizia, con una prevalenza , quindi, di province del Centro-Nord, in particolare di Liguria e Toscana, ma anche del Nord Est, con l’eccellenza del territorio triestino. Nel Mezzogiorno, emergono i territori di Napoli (quartaposizione), Salerno (nona posizione) e Messina (sesta).
Le infrastrutture aeroportuali (così come quelle portuali e logistiche) non esauriscono la domanda potenziale nell’ambito della provincia in cui sono fisicamente collocate, ma – se ben collegate - estendono la loro influenza anche su territori limitrofi. Si può quindi comprendere la presenza nella Top 10 di province che non possiedono un aeroporto nei loro confini, ma che sono molto prossime a province con grandi aeroporti. Complessivamente si osservano solamente 30 territori su 105 con un valore dell’indicatore elevato. Le prime dieci posizioni, con l’eccezione di Roma (che si trova al 1° posto) sono monopolizzate dalle province del Nord, in particolare in Piemonte e in Lombardia. Le province più penalizzate, invece, sono Sondrio, Bolzano, Caltanissetta, Grosseto, Potenza, Agrigento e Campobasso.
Per quanto riguarda la logistica, complessivamente l’analisi mostra che solamente 13 territori su 105 vantano una infrastrutturazione elevata. Le prime dieci posizioni sono monopolizzate dalle province del Nord Est, in particolare in Veneto ed Emilia-Romagna (dove di fatto si concentrano i principali nodi logistici). Nel Mezzogiorno emergono solo le province campane e l'area appulo-lucana, mentre il Salento, la Calabria, la Sardegna e la Sicilia Occidentale presentano livelli infrastrutturali logistici molto bassi.
Per informazioni di dettaglio: https://www.
In provincia di Salerno nel 2022 le entrate previste sono state 93.390, e circa 6 imprese su 10 (il 57% delle imprese con dipendenti dell’industria e dei servizi) hanno programmato di assumere, percentuale che ritorna ai valori pre-pandemia (il 57% delle imprese nel 2019).
Cresce la domanda delle imprese di figure nella fascia giovanile ed è aumentata anche la difficoltà di reperimento per quasi tutti i profili professionali. In particolar modo fra le opportunità di lavoro delle professioni tecniche (9.940 entrate previste in v.a.) la percentuale di difficoltà di reperimento è pari al 38,9%.
I driver della ripresa si confermano sia le competenze digitali (il 62,7% delle imprese ha investito in almeno uno dei vari ambiti della trasformazione digitale) sia la transizione verso prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico/minor impatto ambientale (il 24,3% delle imprese vi ha investito nel 2022).
Nel complesso nella provincia di Salerno:
- le entrate previste nel 2022 sono state 93.390 e si sono concentrate nella classe dimensionale “1-49 dipendenti” (89,3%);
- per una quota pari al 25% hanno interessato il segmento giovanile, ovvero giovani con meno di 30 anni;
- il 66,1% delle entrate è un contratto a tempo determinato;
- le tre principali aree funzionali di inserimento sono state “la produzione beni, erogazione servizio” con il 51,4%, l’area “commerciali e vendite” con il 16,3% e “la logistica” con il 15,6%.
I dati presentati derivano dall’indagine Excelsior realizzata da Unioncamere in accordo con l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro. Le informazioni contenute nel presente bollettino sono state acquisite trattando tutte le informazioni ottenute attraverso le indagini mensili svolte fino al mese di agosto 2022, realizzando circa 285.000 interviste presso le imprese, campione rappresentativo delle imprese dei diversi settori industriali e dei servizi. Nel presente bollettino si focalizza l’analisi principalmente sulle caratteristiche delle entrate programmate nell'anno 2022 secondo i profili professionali e i livelli di istruzione richiesti.
In provincia di Salerno nel mese di gennaio sono programmate circa 6.800 entrate e nel trimestre gennaio-marzo23 saranno 20.990; nella regione Campania 32.400, e in Italia complessivamente 504.000.
La graduatoria regionale delle assunzioni vede la Campania al sesto posto mentre Salerno è la seconda provincia della regione per previsione di assunzione più elevata.
Nella provincia salernitana abbiamo mille assunzioni in più rispetto a gennaio 2022 (+17,6%) e +3.610 assunzioni (+20,8%) prendendo a riferimento l’intero trimestre. I trend sono più alti di quelli nazionali (+10,1% nel mese e +12,9% trimestre percentuali Italia) e, nonostante le conseguenze del rallentamento dell’economia, i livelli della domanda di lavoro delle imprese si mantengono superiori a quelli registrati nell’analogo periodo pre-Covid (+33,6% sul mese di gennaio 2019, e +38,6% sul trimestre).
Si riconferma la domanda delle imprese rivolta ai giovani pari al 27% degli ingressi. Ancora in crescita la difficoltà di reperimento: in 37 casi su 100 le imprese prevedono che sarà arduo trovare i profili desiderati mentre a gennaio 2019 era il 27%.
Nel complesso nel mese di gennaio:
- le entrate previste si concentreranno per il 69% nel settore dei servizi e per il 70% nelle imprese con meno di 50 dipendenti;
- nel 24% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 76% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita);
- il 21% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota inferiore alla media nazionale (25%);
- il 16% delle entrate previste sarà destinato a personale laureato;
- le tre figure professionali più richieste concentreranno il 30% delle entrate complessive previste.
E’ la sintesi di quanto emerge dall’analisi del sistema informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere e ANPAL, che offre un monitoraggio delle previsioni occupazionali delle imprese private dell’industria e dei servizi.
In provincia di Salerno, nel mese di dicembre, sono programmate circa 4.380 entrate e nel trimestre dicembre 2022-febbraio 2023 saranno 17.490; nella regione Campania 23.700, e in Italia complessivamente 329.000.
La provincia salernitana riscontra una flessione della variazione delle entrate complessive nel mese di novembre rispetto ad un anno fa, -680 assunzioni programmate rispetto a dicembre 2021 (-13,4%), più alta del trend nazionale (-7%).
Circa le entrate previste nel trimestre dicembre 2022-febbraio 202, le assunzioni riportano una flessione del -13,7% (-2.790 in valore assoluto) rispetto all’analogo trimestre dello scorso anno. Nonostante le conseguenze del rallentamento dell’economia, i livelli della domanda di lavoro delle imprese si mantengono superiori a quelli registrati nell’analogo periodo pre-Covid (+3% sul mese di dicembre 2019. +13,7% sul trimestre).
Trova conferma la domanda delle imprese rivolta ai giovani, pari al 34% degli ingressi, mentre a dicembre 2021 era il 30% delle richieste. Ancora in crescita la difficoltà di reperimento, in 39 casi su 100 le imprese prevedono che sarà arduo trovare i profili desiderati.
Nel complesso nel mese di dicembre:
- le entrate previste si concentreranno per il 75% nel settore dei servizi e per il 74% nelle imprese con meno di 50 dipendenti;
- nel 30% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 70% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita);
- il 19% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota inferiore alla media nazionale (20%);
- il 14% delle entrate previste sarà destinato a personale laureato;
- le tre figure professionali più richieste concentreranno il 33% delle entrate complessive previste.
E’ la sintesi di quanto emerge dall’analisi del sistema informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere e ANPAL, che offre un monitoraggio delle previsioni occupazionali delle imprese private dell’industria e dei servizi.
Avviso manifestazione d’interesse a partecipare alla fiera BIT che si terrà a Milano dal 12 al 14 febbraio 2023.
Le aziende e le associazioni/consorzi del comparto turistico nonché i soggetti istituzionali interessati ad essere accreditati presso lo stand della Regione Campania alla suddetta manifestazione, dovranno far pervenire alla Giunta Regionale della Campania – Direzione Generale per le Politiche Culturali e il Turismo la propria richiesta unicamente via posta elettronica all’indirizzo pec fiereturismo@pec.regione.campania.it entro il giorno 30 dicembre 2022.
Qui trovi maggiori informazioni https://bit.ly/3V8e8qs
Quasi la metà supererà i livelli produttivi pre-pandemia Il 71% si è già attivato – o lo farà a breve – sul PNRR Accelera la crescita delle medie imprese del Mezzogiorno che negli ultimi dieci anni hanno superato le imprese analoghe del Centro e del Nord. Anche l’impennata dei costi energetici e la crisi pandemica non hanno frenato la corsa di queste “ambasciatrici” del cambiamento del Sud che quest’anno prevedono un incremento del loro giro d’affari dell’8,1% (contro il 7,2% delle altre aree d’Italia), dopo l’aumento del 10% conseguito nel 2021. Così quasi la metà conta di superare entro il 2022 i livelli pre-Covid. A conferma di una dinamicità che in dieci anni, tra il 2011 e il 2020, ha visto crescere il loro fatturato del 35,2% (contro il 16,7% delle altre aree d’Italia), la produttività del +28,3% (contro il +20%) e la forza lavoro del +25,6% (contro il +19,8%). È quanto emerge dall’ultimo rapporto “Leader del cambiamento: le medie imprese del Mezzogiorno” realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere e che viene presentato oggi a Salerno presso la Camera di commercio. Si tratta di una realtà che rappresenta quasi il 10% del totale delle medie imprese italiane, ma cresciuta fino a contare 316 aziende, di cui circa il 40% opera in Campania. “Le medie imprese meridionali rappresentano la locomotiva industriale del territorio, figlie di un capitalismo familiare di lunga data che si tramanda da generazioni. Sono imprese che hanno anche messo in evidenza una capacità di resilienza non inferiore rispetto alle altre presenti nel resto del Paese”. È quanto ha sottolineato il presidente di Unioncamere Andrea Prete che ha aggiunto “sono pronte a cogliere le sfide del cambiamento puntando sempre più sulla frontiera 4.0, facendo leva anche sul PNRR. Ma per questo servirà, soprattutto al Mezzogiorno, sviluppare un modello di innovazione improntato su una forte collaborazione tra imprese, Università, centri di ricerca locali”. “Il modello imprenditoriale delle aziende di medie dimensioni rappresenta un esempio di iniziativa capitalistica di successo nel Mezzogiorno. Esso indica una possibile via di sviluppo di quei territori, se non alternativa almeno complementare ai grandi progetti di industrializzazione eterodiretti. È auspicabile uno studio sistematico di quelle esperienze e dei fattori di successo perché possano essere condivisi e messi a fattore comune” ha dichiarato Gabriele Barbaresco, Direttore dell’Area Studi Mediobanca.
Si è tenuta questa mattina, presso la sede della Camera di Commercio di Salerno, la prima riunione del neonato Comitato per l'Imprenditoria Femminile (CIF) dell'Ente camerale con all'ordine del giorno la programmazione delle attività dell'organismo.
La presidente - Agnese Ambrosio - nel suo intervento, ha elencato i compiti istituzionali del CIF e le attivitá svolte in precedenza, specificando che il ruolo primario dell'organismo consiste nell'assistenza e sostegno alle imprese femminili in questo difficile momento, con ogni adeguata iniziativa, avvalendosi della struttura e delle professionalitá dell'Ente camerale. Dal confronto è emerso che, oltre alla prosecuzione di eventi consolidati, come il Premio Venere d'oro, si possano svolgere eventi di formazione, informazione e creare occasioni di confronto per fare rete tra le imprese femminili.
Qui trovi maggiori informazioni sul CIF https://www.sa.camcom.it/promozione/imprenditoria-femminile
In provincia di Salerno nel mese di novembre sono programmate circa 5.480 entrate e nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023 saranno 17.130; nella regione Campania 28.600, e in Italia complessivamente 382.000.
La provincia salernitana riscontra una flessione della variazione delle entrate complessive nel mese di novembre rispetto ad un anno fa, -1.710 assunzioni programmate rispetto a novembre 2021 (-24%), in linea con il trend nazionale (-19,9%).
Per quanto riguarda le entrate previste nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023 le assunzioni riportano una flessione del -18,9% (-4.000 in v.a.) rispetto all’analogo trimestre dello scorso anno.
Il settore dei servizi, che ha programmato circa 3.920 assunzioni nel mese di novembre, regge meglio la flessione e prevede, per il periodo novembre 2022-gennaio 2023 un -15,5% rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso.
Per il settore Industria (1.560 le assunzioni programmate a novembre) invece la flessione di ingressi del trimestre novembre 2022-gennaio 2023 è del -26,3% rispetto allo scorso anno.
Si riconferma la domanda delle imprese rivolta ai giovani pari al 33% degli ingressi, mentre a novembre 2021 era il 25% delle richieste.
Ancora in crescita la difficoltà di reperimento, in 40 casi su 100 le imprese prevedono che sarà arduo trovare i profili desiderati.
Nel complesso nel mese di novembre:
- le entrate previste si concentreranno per il 72% nel settore dei servizi e per il 74% nelle imprese con meno di 50 dipendenti;
- nel 26% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 74% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita);
- il 16% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota inferiore alla media nazionale (20%);
- il 13% delle entrate previste sarà destinato a personale laureato;
- le tre figure professionali più richieste concentreranno il 30% delle entrate complessive previste.
E’ la sintesi di quanto emerge dall’analisi del sistema informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere e ANPAL, che offre un monitoraggio delle previsioni occupazionali delle imprese private dell’industria e dei servizi.