Venerdì 15 Novembre 2024
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Il Registro delle imprese della Camera di Commercio di Salerno ha riportato un saldo positivo di 254 nuove attività economiche tra luglio e settembre 2024. Secondo i dati Movimprese di Unioncamere e InfoCamere, ci sono state 1.148 nuove iscrizioni rispetto a 894 cessazioni.
Il tasso di crescita della provincia di Salerno si attesta allo 0,21%, leggermente inferiore alla media nazionale (0,26%) e regionale (0,31%). Questo risultato, seppur positivo, riflette una vitalità contenuta del sistema imprenditoriale, con un incremento sia delle nuove aperture che delle cessazioni rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Le nuove imprese individuali registrano un saldo negativo (-0,12%) con 631 iscrizioni e 705 cessazioni. Tuttavia, si osserva una crescente preferenza per la costituzione di nuove società di capitali, che segnano un saldo positivo di 321 unità (+0,79%). Prosegue il declino delle società di persone, con un saldo negativo di 74 unità (-0,16%).
I nuovi settori di attività registrano una prevalenza di iscrizioni nel commercio (27%), seguiti dai servizi alle imprese (18%), turismo (15%) e costruzioni (12%).
Qui trovi l’analisi completa con grafici e tabelle https://bit.ly/4hfVPfc
Crescono servizi professionali e turismo, fermi commercio e manifattura, artigiani in difficoltà
L'estate 2024 ha portato segnali di fiducia per il sistema imprenditoriale italiano, ma non mancano le ombre. Da un lato, i settori dei servizi professionali e del turismo mostrano una dinamica significativa, dall'altro, commercio e manifattura restano al palo come l’artigianato, in cui cresce la componente delle costruzioni ma arretra quella maninfatturiera. Tra luglio e settembre il Registro delle imprese delle Camere di commercio – sulla base di Movimprese, l’analisi trimestrale condotta da Unioncamere e InfoCamere – ha registrato complessivamente un saldo attivo di 15.227 attività economiche, frutto di 62.599 nuove iscrizioni e 47.372 cessazioni Il contributo dell’artigianato al saldo generale è stato di 1.153 unità come differenza tra 16.459 nuove imprese artigiane nel trimestre e 15.306 che, nello stesso periodo, hanno cessato di operare. Tutti i dati sono disponibili all’indirizzo https://www.infocamere.it/movimprese.
Roma, 22 aprile 2024 – Continua, dopo la frattura pandemica, il percorso di recupero della normalità all’anagrafe delle imprese italiane. Tra gennaio e marzo il bilancio tra aperture e chiusure di attività economiche si è attestato a -10.951 unità, un valore più elevato rispetto allo stesso trimestre degli ultimi tre anni ma ancora ben al di sotto della media dell’ultimo decennio (-14mila imprese). Il saldo del trimestre riflette, da un lato, l’accelerazione delle cancellazioni (117.832 pari al 7,9% in più rispetto allo stesso periodo del 2023) e, dall’altro, una moderata crescita delle iscrizioni (106.881, il 5% in più dell’anno precedente). Nel complesso, entrambi i flussi di aperture e chiusure di imprese restano comunque ancora al di sotto della media del periodo pre-pandemia.
Nel valutare i dati del primo trimestre dell'anno è importante considerare che, storicamente, questo periodo registra di frequente saldi negativi, principalmente a causa del concentrarsi alla fine dell'anno di un elevato numero di cessazioni di attività. Un fenomeno di natura tecnico-amministrativa che estende i propri effetti sugli archivi camerali anche nelle prime settimane del nuovo anno, influenzando il dato del primo trimestre.
Il bilancio di avvio dell'anno ha avuto maggiori ripercussioni soprattutto sulle imprese individuali, che hanno registrato una diminuzione di 15.755 unità rispetto alla fine di dicembre (-0,52%). La diminuzione delle società di persone è stata meno significativa in termini assoluti, con una riduzione di 6.352 unità ma superiore in termini relativi a quella delle imprese individuali (-0,74%). Nota positiva, seppur attenuata rispetto all'anno precedente, dalle società di capitali che hanno registrato una crescita di 12.112 unità nei primi tre mesi dell'anno (+0,65%).
Durante il primo trimestre 2024, diversi settori hanno manifestato una crescita significativa, mentre altri hanno fatto segnare una riduzione del loro perimetro. Le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.699 imprese, +1,09% la variazione percentuale rispetto a dicembre 2023), insieme a quelle finanziarie (+694, +0,51%) e al noleggio e servizi di supporto alle imprese (+935 imprese, +0,43%), si sono distinte per un aumento della compagine imprenditoriale.
Sul versante opposto, le riduzioni più apprezzabili nel numero di attività hanno riguardato il commercio (-9.998, pari a una variazione percentuale negativa dello 0,71%), l'agricoltura (-6.010 imprese e -0,85%) e la manifattura (-3.123 imprese e -0,61%). Questo evidenzia sfide specifiche che tali settori stanno affrontando, forse dovute a cambiamenti nelle preferenze dei consumatori, alle politiche agricole o, più in generale, all’impatto delle fluttuazioni economiche globali.
In termini territoriali, tutte e quattro le principali macro-ripartizioni hanno registrato saldi negativi, con il Centro che si segnala per l’arretramento più contenuto del trimestre (-0,11% contro la media di -0,18%) e il Sud e le Isole per la migliore tenuta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: -0,16% quest’anno contro -0,15% dell’anno scorso. Tra le regioni, solo Lazio e Basilicata hanno registrato un saldo positivo, rispettivamente di 993 e 32 imprese. Al contrario, Piemonte (-1.934 unità) e Veneto (-1.518) hanno sperimentato le riduzioni più sensibili in termini assoluti.
Tutti i dati sono disponibili online all’indirizzo http://www.
Positive le aspettative per commercio, turismo, servizi alle persone e costruzioni; in calo il manifatturiero. 201mila le assunzioni di difficile reperimento
Roma, 15 febbraio 2024 – Sono circa 408mila le assunzioni previste dalle imprese per il mese di febbraio e 1,3 milioni quelle per il trimestre febbraio-aprile, +22mila rispetto a febbraio 2023 (+5,7%) e +114mila con riferimento all’intero trimestre (+9,5%). Sale al 49,3% la difficoltà di reperimento (+3,1 punti percentuali rispetto a un anno fa). A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal[1].
A febbraio l’industria manifatturiera è alla ricerca di 82mila lavoratori e nel trimestre febbraio-aprile le assunzioni previste saranno 245mila segnalando una certa flessione rispetto allo scorso anno (-1,8% su mese e -0,4% sul trimestre). Continuano ad avere il segno positivo, invece, le costruzioni che programmano 50mila entrate nel mese (+3,5%) e 145mila nel trimestre (+6,2%). Ma sono soprattutto i servizi a determinare l’andamento positivo delle assunzioni per febbraio con circa 276mila nel mese (+8,6%) e 923mila nel trimestre (+13,1%). A creare maggiori opportunità di lavoro è il commercio con 60mila assunzioni programmate nel mese (+16,6%) e 189mila nel trimestre (+18,9%), seguito da turismo con 58mila entrate nel mese (+4,1%) e 246mila nel trimestre (17,4%) e dai servizi alle persone[2] con 49mila ingressi nel mese (+18,4%) e 150mila nel trimestre (+18,9%).
A febbraio sono difficili da reperire 201mila profili professionali pari al 49,3% del totale delle assunzioni programmate soprattutto a causa della mancanza di candidati (31,3%), seguita dalla preparazione inadeguata (14,4%) e da altri motivi (3,6%). A risentire maggiormente del mismatch sono le industrie del legno e del mobile (65,5% dei profili ricercati è di difficile reperimento), le imprese della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (62,0%), le industrie tessili, abbigliamento e calzature (61,2%), le imprese delle costruzioni (58,9%) e le imprese della meccatronica (57,3%). Dal Borsino delle professioni sono difficili da reperire sul mercato gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (70,7%), i fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (70,5%), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse e mobili (69,8%), i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (68,9%), i fabbri ferrai costruttori di utensili (68,1%), gli operatori della cura estetica (66,2%) e i tecnici in campo ingegneristico (66,1%).
Sono circa 82mila le assunzioni di personale immigrato previste (circa il 20% delle entrate) soprattutto nei servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone, nei settori di trasporto, logistica e magazzinaggio e costruzioni, settori nei quali la quota riguarda un terzo dei fabbisogni.
I contratti proposti per febbraio sono in maggioranza a tempo determinato (il 51,9% del totale), mentre i contratti a tempo indeterminato sono previsti per 82mila assunzioni (20,1% del totale).
A livello territoriale, 128mila entrate sono previste nelle regioni del Nord ovest, seguite da Sud e isole (104mila), Nord est (93mila, area che manifesta la maggiore difficoltà di reperimento pari al 55,3%) e Centro (82mila).
I dati della dinamica delle imprese registrate presso la Camera di Commercio
In provincia di Salerno il bilancio imprenditoriale del 2023 si è chiuso con un saldo attivo di 572 unità, dato dalla differenza tra le 5.507 aperture e le 4.935 chiusure di attività, portando così la consistenza del sistema imprenditoriale salernitano a 121.077 imprese registrate al 31 dicembre. In percentuale, l’incremento annuale è stato dello 0,47%, leggermene inferiore a quanto registrato a fine 2022 (0,64%).
Passando all’analisi per settori, i dati del 2023 registrano variazioni positive per le costruzioni (0,73%), per le attività turistiche (2,16%) e per i servizi, mentre risultano in calo il settore agricolo (-1,36%), le attività manifatturiere (-0,33%) e commerciali (-0,79%).
Uno sguardo all'andamento per forme giuridiche, conferma il rafforzamento strutturale del sistema imprenditoriale, con la crescita delle società di capitali della provincia: nell’ultimo anno sono aumentate di 1.323 unità, con un tasso di crescita del +3,46%. In crescita, seppur modesta, anche le altre forme (+33; +0,56%). Registra invece un risultato negativo l'andamento delle società di persone (-152; -1,15%) e delle imprese individuali (-632; -0,99%).
Dalla distribuzione per macro settore delle imprese nate nel 2023 emerge il consueto prevalere delle iscrizioni nel commercio (28%). Seguono il settore servizi alle imprese (il 17% delle iscrizioni totali classificate), il turismo (13%) e le costruzioni (12%).
Confrontando la distribuzione delle iscrizioni per settore di attività con il periodo pre-pandemia risultano dimezzate le nuove attività agricole (rappresentavano nel 2018 il 22% delle iscrizioni, mentre nel 2023 solo l’11%) e ridimensionate le attività commerciali (passate dal 30% del 2018 al 28% del 2023), a vantaggio soprattutto delle costruzioni (l’8% nel 2018 e il 12% del 2023) e dei servizi alle imprese, in considerevole crescita (2018=11% e 2023=17%).
Questo, in sintesi, è quanto emerge dalle elaborazioni dei dati Infocamere effettuate dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Salerno.
Ulteriori dettagli, grafici e tabelle nel file allegato.
Mezzogiorno in affanno rispetto al 2022
Più dinamiche le attività professionali, i servizi alle imprese e il turismo
Roma, 24 luglio 2023 – Il sistema delle imprese italiane continua a mostrare resilienza, insieme a qualche slancio di dinamismo. I dati del secondo trimestre 2023 evidenziano un saldo positivo tra aperture e chiusure di imprese, con un aumento complessivo di 28.286 nuove aziende nel periodo aprile-giugno. Il risultato, sebbene rappresenti un segnale incoraggiante, è uno tra i meno brillanti nell'arco degli ultimi dieci anni. Uno dei principali elementi che ha influenzato il quadro demografico delle imprese nel secondo trimestre dell’anno è stato il basso numero di iscrizioni (79.277), il secondo peggior risultato del decennio, superato solo da quello “pandemico” del 2020. Allo stesso tempo, le cessazioni hanno sfiorato le 51mila unità (50.991), valore che pur restando al di sotto della media del periodo pre-covid rappresenta il terzo aumento consecutivo nell’arco dell’ultimo triennio.
E’ quanto emerge in sintesi dall’analisi trimestrale Movimprese relativ
Il Bilancio Dei Territori
Nonostante il Sud registri il saldo maggiore in termini assoluti (9.006 imprese in più), è proprio il Mezzogiorno che subisce la flessione più marcata in termini di tasso di crescita, passando dal +0,55% di 12 mesi fa al +0,44% del trimestre da poco concluso. Il Nord-Ovest e il Centro sono le due aree geografiche che condividono il primato per l’incremento relativo più elevato (+0,5%). In tutte le regioni, il trimestre si è chiuso comunque con il segno positivo: dalla Lombardia (5.663 imprese in più all’appello), al Molise (+87). Tutte le circoscrizioni hanno comunque fatto registrare un tasso di crescita inferiore a quello misurato nel corrispondente trimestre dello scorso anno.
Il Bilancio Dei Settori
Se si eccettua l’industria estrattiva (settore numericamente limitato a sole 3.664 imprese), tutti i settori hanno messo a segno saldi positivi nel trimestre. Meglio degli altri, in termini assoluti, ha fatto il settore delle costruzioni, uno tra i più rilevanti per numero di realtà esistenti, con 6.025 imprese in più. A ruota, altri due comparti sugli scudi da qualche tempo, quello degli alberghi e ristoranti (+4.436 unità) e quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche (3.753 imprese in più rispetto alla fine di marzo). Bene anche il commercio (+2.670) e i “servizi alle imprese” (come noleggio e agenzie di viaggio) con +2.507. In termini relativi, le performance migliori vengono dai settori legati ai servizi: +1,5% le attività professionali scientifiche e tecniche, +1,2% le attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese e +1% per le attività sportive, di intrattenimento e divertimento.
Rallenta la nascita di nuove imprese (-6%) e aumentano le chiusure (+7,5%)
Sembra essersi assorbito, a distanza di due anni, lo shock impresso dalla #pandemia sulla natalità e mortalità delle #imprese. Dopo il brusco stop del 2020 (quando il saldo si fermò a solo + 19mila imprese) e il rimbalzo del 2021 (+87mila), con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure torna su valori medi degli ultimi 15 anni, attestandosi a 48mila attività in più tra gennaio e dicembre. A questo saldo corrisponde una crescita dello 0,8% che, al netto del +1,42% del 2021, rappresenta il dato migliore dell’ultimo decennio. Il contributo più rilevante al risultato annuale è venuto dal settore delle #costruzioni, cui si deve oltre il 40% del saldo nazionale.
Spostando l’attenzione dal saldo ai flussi che lo hanno determinato (aperture di #nuoveimprese e chiusure di imprese esistenti), il rientro delle “tensioni” sulla demografia d’impresa è avvenuto con un arretramento delle nascite (diminuite del 6% rispetto al 2021) e un’accentuazione delle cessazioni (+7,5%), con valori assoluti (313mila nuove aperture e 265mila chiusure) in entrambe i casi tra i più contenuti degli ultimi quindici anni.
Queste le principali evidenze sull’andamento della demografia delle imprese nel 2022 che emergono dai dati #Movimprese, elaborati da #Unioncamere e InfoCamere sulla base del #registroimprese delle #cameredicommercio.
“Dopo il rimbalzo, anche in termini di crescita imprenditoriale, registrato nel 2021, il saldo tra iscrizioni e cessazioni del 2022 è il miglior risultato in valori assoluti e in termini percentuali dal 2011” - sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “Un terzo del saldo del 2022 si deve alle imprese del Mezzogiorno, aumentate di oltre 17mila unità soprattutto grazie alla spinta delle costruzioni (che proprio al Sud segnano il tasso di crescita più elevato, +2,61%), e alla ripresa del #turismo (+1,76% a fronte di un dato medio del +0,85%)”.
Dopo due anni di Covid resta debole la dinamica delle nuove iscrizioni
mentre le cancellazioni si avviano lentamente verso una normalizzazione
+5.800 la crescita in Lombardia ma oltre un terzo del saldo (11.500) è al Centro-Sud
Roma, 20 luglio 2022 – Sembra avviarsi verso una normalizzazione il bilancio tra iscrizioni e cessazioni di imprese. Dopo il forte rimbalzo post-pandemia del 2021, nel secondo trimestre di quest’anno il saldo tra aperture e chiusure si è attestato a 32.406 imprese – non lontano dalla media dell’ultimo decennio - come risultato della differenza tra 82.603 iscrizioni (il secondo peggior risultato del decennio) e 50.197 cessazioni (in progressiva ripresa dopo la frenata del 2020 e la “ripresina” del 2021).
E’ quanto emerge in sintesi dall’analisi trimestrale Movimprese relativa al periodo aprile-giugno 2022, condotta da Unioncamere e InfoCamere sui dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio e disponibile all’indirizzo www.infocamere.it/Movimprese.
Il Bilancio Dei Territori
Il Mezzogiorno mette a segno l’incremento assoluto e relativo più consistente del trimestre, con un saldo di 11.542 imprese in più, seguito da Nord-Ovest (+8.438), dal Centro (+6.582) e dal Nord-Est (+5.844).
A livello regionale è la Lombardia a registrare la maggior crescita di imprese (+5.802), seguita dal Lazio (+4.226) e dalla Campania (+2.825). In termini relativi, sono 8 le regioni che registrano un tasso di crescita trimestrale superiore alla media nazionale (+0,55%): Sardegna (+0,82%), Lazio (+0,69%), Puglia (+0,66%), Valle d’Aosta (+0,64%), Trentino Alto Adige (+0,63%), Lombardia (+0,61%), Emilia Romagna (+0,59%) e Sicilia (+0,58%).
Il Bilancio Dei Settori
Le Costruzioni mantengono un ritmo di crescita sostenuto anche in questo trimestre con 8.548 imprese in più e una variazione dell’1,02%. La ripresa del settore turistico a ridosso della pausa estiva è accompagnata da un saldo attivo delle imprese che operano nelle Attività di alloggio e ristorazione (+4.026 la variazione assoluta, +0,88% quella percentuale). Anche le Attività professionali, scientifiche e tecniche mettono a segno nel trimestre un incremento cospicuo di 3.712 unità, pari al +1,59% in termini percentuali. Quest’ultimo settore mostra la variazione percentuale più consistente, seguito dall’Istruzione (+1,24%) e dalle Attività artistiche sportive e di intrattenimento (+1,15%).
Resta costante il numero delle nuove iscrizioni mentre rallentano le chiusure di attività.
In provincia di Salerno il bilancio del 2021 fra le imprese nate (6.070) e quelle che hanno cessato l’attività (4.238) si è chiuso con un saldo attivo di 1.832 unità, portando la consistenza del sistema imprenditoriale salernitano a fine dicembre a 121.067 imprese registrate.
In percentuale, l'incremento annuale è dell’1,53%, oltre il doppio di quanto registrato nel 2020 (+0,71%).
Il saldo imprenditoriale del 2021 in provincia di Salerno risulta complessivamente più ampio di quanto registrato nell’anno precedente (il saldo 2020 fu di 850 imprese in più). Tale risultato è effetto sia dell’incremento nelle nuove imprese iscritte (oltre 6.000 iscrizioni nel 2021 a fronte di 5.786 nel 2020), ma soprattutto del rallentamento nelle chiusure di attività: quasi 700 cancellazioni in meno rispetto a quanto rilevato lo scorso anno.
Questo, in sintesi, è quanto emerge dalle elaborazioni dei dati Infocamere effettuate dall’Osservatorio Economico provinciale della Camera di Commercio di Salerno.
Per saperne di più circa l'andamento per forma giuridica, i settori economici e i confronti con altre realtà territoriali, consulta lo studio allegato.
Nel periodo aprile-giugno 2021 in provincia di Salerno, il bilancio imprenditoriale si attesta su un saldo attivo di 924 unità, determinato dalla differenza tra le aperture di nuove imprese (1.772) e le cessazioni di attività (848), portando la consistenza del sistema imprenditoriale salernitano a fine giugno a 120.726 imprese registrate.
Tale risultato rappresenta un incremento trimestrale dello 0,77%, sostanzialmente in linea con quanto registrato a livello nazionale (Italia: 0,74%) e leggermente inferiore al risultato regionale (Campania: 0,88%).
La ripresa generale della natalità imprenditoriale, con valori che tornano vicini a quelli pre-pandemia, influenzata dal miglioramento del clima di fiducia delle imprese, trova conferma anche nel territorio provinciale, seppur in una misura meno intensa.
Le aperture di nuove imprese in provincia nel II trimestre, che come già detto sono pari a 1.772 unità, risultano infatti 375 in più rispetto al 2020 (quando le iscrizioni sono state 1.397) e si avvicinano alla media del triennio 2017-2019 prima dell’emergenza sanitaria (il valore è di 2.200 nuove attività avviate in ogni secondo trimestre dell’anno).
Sul fronte delle chiusure di attività il secondo trimestre 2021, al pari di quanto rilevato a livello nazionale, appare invece nettamente sotto la media degli ultimi anni, probabile effetto delle misure di sostegno attualmente in atto che determinano un rallentamento nell’assumere la definitiva e formale decisione di cessare l’impresa.
Quasi una metà del saldo trimestrale è determinato dalle imprese costituite in forma di società di capitali (+434 unità, corrispondenti ad un tasso di crescita nel periodo dell’1,2%), mentre la restante metà è da attribuire alle imprese individuali, aumentate di 485 (+0,75%).
Va segnalato come il secondo trimestre dell’anno registri variazioni positive in tutti i principali settori di attività, con un andamento migliore di quello dello stesso trimestre dell’anno 2019 per i tre settori più consistenti (agricoltura, costruzioni e commercio).
Questo, in sintesi, è quanto emerge dalle elaborazioni dei dati Infocamere effettuate dall’Osservatorio Economico provinciale della Camera di Commercio di Salerno. Grafici e tabelle statistiche sono disponibili nel report allegato.