Giovedì 14 Novembre 2024
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7 su 10 sono al Sud, quasi la metà opera nelle costruzioni e nel commercio
ma un centinaio è attiva nella Sanità e nella fornitura di energia e acqua
Roma, 24 novembre 2021 – In Italia, ci sono oltre 2.700 aziende confiscate che attendono di essere restituite alla società civile. Se questo avvenisse, la loro attività produttiva potrebbe cresce di quasi il 300%, l’occupazione del 5-10%, e ulteriori benefici a livello territoriale e lungo la filiera produttiva si otterrebbero dalla riattivazione del circuito economico di forniture. A mostrarlo è una stima di Unioncamere, in collaborazione con il Centro studi Tagliacarne, sulla base dei dati presenti sul portale Open Data aziende confiscate (https://aziendeconfiscate.
Per restituire alla società civile queste imprese liberate dal giogo delle mafie, rilanciandone l’attività, occorre il lavoro di più soggetti, pubblici e privati, ed è indispensabile partire dalla conoscenza di questo patrimonio oggi chiaramente sottostimato. A questo è diretto il progetto OPEN KNOWLEDGE – Animazione e formazione per creare valore sociale, economico e civico per il territorio attraverso la conoscenza e l’utilizzo degli open data sulle aziende confiscate, ammesso a finanziamento nel quadro del PON Legalità 2014-2020.
L’iniziativa verrà realizzata da Unioncamere, dalle agenzie del sistema camerale (Centro studi Tagliacarne e Sicamera) e da 22 Camere di commercio di Calabria, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia.
“Grazie al collegamento tra le banche dati dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati ed il Registro delle imprese delle Camere di commercio, siamo in grado di avere una mappatura dettagliata delle imprese sottratte alla criminalità e delle loro caratteristiche”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Le tecnologie, la condivisione delle informazioni e la collaborazione tra istituzioni e società civile possono contribuire a restituire alla società e al mercato queste attività, favorendo trasparenza, partecipazione e controllo sociale”.